Biglietti da visita

Dissertazioni semiserie sul meraviglioso mondo della progettazione

6' di lettura


Premessa

Il mondo della progettazione grafica è una giungla irta di pericoli e di persone che si auto proclamano grafici e grandi comunicatori. Scopo di questi articoli è quello di “educare” con molta ironia e leggerezza, il potenziale cliente ad acquisire, laddove ve ne sia carenza, una buona dose di spirito critico in modo da poter riconoscere ed evitare questi pericoli.

In questo articolo cercheremo di rispondere alle seguenti domande. Cos’è il biglietto da visita (business card) e a cosa serve veramente? Quali sono gli errori a cui si potrebbe andare incontro durante la progettazione e cosa fare per evitarli?

Quindi rendiamoci semi-seri e passiamo a introdurre lo spinoso argomento del biglietto da visita premettendo che, a differenza di molti altri elementi dell’immagine coordinata (carta intestata, buste, … ), questo sembra godere ancora di un certo successo. Difatti, nonostante l’avvento degli smartphone che permettono di scambiarsi vcard nel giro di pochissimi tap, il ricevere e dare questo piccolo oggetto mantiene ancora un discreto fascino; è ancora qualcosa che ci fa sentire importanti. Quindi perché privarsene?

Di contro non vogliamo che il nostro nuovo contatto, una volta preso in mano il nostro biglietto da visita si faccia beffe di noi pensando “Mamma mia quanto è brutto questo bigliettino!”. No, non vogliamo essere presi in giro, anche perché questo significherebbe quasi sicuramente perdere un potenziale cliente. Dobbiamo piuttosto muoverci e realizzare (anzi far progettare a chi di dovere) il migliore e più calzante biglietto da visita per noi, quello che la nostra autostima ci dice di meritare.

Riuscite a capire qualcosa da questo bellissimo esperimento grafico qui sotto? Trovate questa grafica piacevole, chiara e rilassante? Vi aiuto… non lo è e soprattutto non dovreste trovarla minimamente interessante. Se così non fosse vi invito con veemenza a proseguire la lettura.

 

Andiamo con ordine partendo da quelli che sono gli errori che solitamente la gente (non i miei clienti sia chiaro ndr) commette.
Il grande utilizzo di biglietti da visita ha portato a una “provincializzazione” del biglietto da visita in sé. Possiamo trovare gente che lo considera alla stregua di un foglio da stampante A4 tagliato con la forbice in vari pezzi incerti e diseguali, possiamo vederlo realizzato dal parente o dal vicino di casa smanettone o stampato dal fotografo di turno. Possiamo andare in una “tipografia” e scegliere il nostro biglietto tra una manciata di tipologie quasi fosse la scelta grafica per le partecipazioni di nozze. “Carta goffrata, scritte oro, carattere elegante, please!”, “L’icona del pittore”, “Ti lascio scritto su un foglietto cosa scriverci.” “Prendi i miei soldi grazie e arrivederci!”. Con tutto il rispetto delle tipografie, le tipografie sono tipografie e non studi grafici.

Ma perché non parlare anche del contenuto del biglietto da visita e di cosa la gente solitamente vuole farci entrare in questo  povero, misero pezzettino di carta 85×55 millimetri: nome e cognome, società, telefono, tutti i social con indirizzi web per esteso (non solo i loghi), la mappa (“bella grande, mi raccomando!”) e poi se avanza spazio (“Al limite rimpicciolisci un po’ il testo…”) ci facciamo entrare anche l’offerta del giorno e visto che ci sei mettici anche il passo della divina commedia che mi piace tanto. Ovviamente stampa solo Fronte così risparmiamo.

No, no fermi tutti, torniamo sulla terra. A parte le facili ironie e il non tanto celato sfogo di un povero grafico, facciamo un po’ di chiarezza su quello che un biglietto da visita è e a cosa effettivamente serve. Il bigliettino da visita non è un volantino ne tantomeno una brochure. Non comunica una Mission, non sponsorizza un’offerta. Non deve comunicare “Vienici a trovare, siamo aperti!” né “Siamo i migliori del mondo!”.

“Il biglietto da visita è una tessera, tipicamente in cartoncino, con nome e cognome spesso integrati da una serie di altri dati personali organizzati in un layout artistico originale e personalizzato.” (Wikipedia)

Quindi a cosa serve? Semplicemente a dire io sono Tizio (della ditta Tal dei tali) e mi trovi a questo contatto (indirizzo, telefono o email che sia). Consideriamolo una Vcard. Tutto il resto è altra comunicazione.

Assodato ciò quindi il biglietto da visita è bene che presenti al massimo queste semplici informazioni:

  • Logo (se esiste, altrimenti valutiamo l’idea di averne uno)
  • Nome e Cognome
  • Occupazione
  • Indirizzo
  • Contatti (email, telefono e anche le icone social, mi voglio rovinare)

Le restanti sono informazioni superflue che esulano da quella che è la funzione del biglietto. E sfatiamo una volta per tutte questo mito della mappa sul bigliettino da visita. Ma chi volete che la consulti? Purtroppo passandoci sopra le dita non si ingrandisce, è illeggibile come la si mette la si mette e poi, andiamo, con questi diavolo di smarpthone che tutti guardano in continuazione provocandosi cervicalgia cronica, vuoi che cercando una via google maps si scopra timido e non ve la mostri? Per cui niente mappa: no maps in the business card.

Piuttosto vogliamo parlare del logo? Questi si che è il grande sottovalutato, il grande solito assente. Il logo (ma mi accontenterei anche di un testo finemente personalizzato) è la base della comunicazione. Quante volte i grafici vi hanno rotto le scatole con la frase: “Il logo c’è? Se sì, c’è in vettoriale?” Ebbene non è una richiesta così assurda, ne un vezzo. È la richiesta. Prego una letta qui e qui. Anche solo sapere che il nome è scritto in Helvetica Bold colore Verde impedirà al grafico o ai grafici nel tempo, di creare comunicazioni discordanti. Magari un volantino con testo graziato arancio e un biglietto da visita con testo Bastoni verde. Sfido chiunque a capire che sono due comunicazioni della stessa persona.

Non a caso si usa il termine immagine coordinata

Detto che il Biglietto da visita deve rispettare il brand (se esiste e altrimenti definirlo) e deve presentare al massimo le informazioni elencate poco sopra, tutto il resto (sembra di essere già a metà dell’opera ma non lo siamo per niente) è affidato all’estro creativo del povero grafico che adesso non ha più scuse per non fare un lavoro eccelso? Esatto, al grafico. Perché prima della stampa c’è la progettazione. Una figura professionale specifica progetta e ottimizza, l’altra figura professionale (la tipografia) stampa. Una scelta di carta coerente, magari stampa fronte retro che aiuti a distribuire meglio i contenuti e il gioco è fatto. Un biglietto da visita progettato e coerente, che sappia rappresentare in maniera calzante l’attività del suo possessore e che lo venda al meglio al suo pubblico.

E poi… e poi c’è la magia, quell’estro e originalità, quel qualcosa in più che non sempre viene ma che è la ricetta segreta che previene lo strano fenomeno del cestista. Sì, perché il biglietto da visita è di carta e ahimè è soggetto a questo fastidioso fenomeno: il nostro interlocutore a cui abbiamo regalato una delle poche preziosissime copie del nostro biglietto si riscopre un talentuoso sportivo alla stregua del miglior Michael Jordan dei tempi che furono e realizzi un magico tiro a riciclo carta da 3. Se il biglietto che tiene per le mani è veramente simpatico, o ha qualcosa di particolare, forse vedrà il cestino della spazzatura non così presto.

Ed è qui che voglio presentare finalmente e con orgoglio una galleria di lavori selezionati dai quattro angoli del globo realizzati da grafici folgorati almeno una volta nella vita da un colpo di genio, grafici che hanno regalato ai posteri biglietti da visita memorabili o almeno originali, spesso ironici. Magari solo così… non utili ma tremendamente necessari. che dire: Whao! e buona galleria.


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